Page 9 - sette itinerari
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miglia fu posta la prima pietra nel corso di una cerimonia della quale Sacconi stesso progettò la scenografia. L'architetto, nel realizzare una struttura a terrazze, collegate da ampie scali- nate e proprilei, con alto portico di coronamento, prese come riferimento i grandi santuari el- lenistici del Lazio. La scelta fu dettata però anche da motivi pratici, poiché l'edificio doveva contenere le pendici del colle capitolino distrutto, insieme al quartiere medievale e rinasci- mentale, in seguito al piano regolatore Depretis. Per il rivestimento in pietra venne scelto il botticino Mattina di Rezzato, di Brescia, dal colore bianco candido, aspramente criticato per- ché estraneo alla tradizione romana che privilegia il locale travertino, dal colore avorio più caldo. Il botticino, pur rimanendo estraneo al tono cromatico della città, si prestava però a es- sere scolpito e modellato. Alla morte di Sacconi, nel settembre del 1905, la direzione dei la- vori fu assunta dagli architetti Gaetano Koch, Manfredo Manfredi e Pio Piacentini.Il 4 giugno 1911, alla presenza di Vittorio Emanuele III, il monumento si inaugurò e, insieme ad esso, la grandiosa statua equestre del re, alta 12 metri e lunga 10. Ma i lavori si protrassero ancora fino al 1935, data in cui si può considerare definitivamente conclusa la costruzione. Ai lati della cancellata in ferro battuto, su alti piedistalli, vi sono due gruppi scultorei in bronzo raf- figuranti II pensiero, a sinistra, e L'azione, a destra. Al culmine della scalinata è l'Altare della Patria, con la Tomba del Milite Ignoto, tumulato qui nel 1921 e sorvegliato sempre da due mi- litari. Sopra il monumentale portico colonnato, ornato all'interno da mosaici, alle estremità sono collocate due quadrighe bronzee simboleggianti L'Unità, a sinistra, e La Libertà, a de- stra.. L'alto fregio, raffigurante ilTrionfo del lavoro e dell'Amor Patrio con al centro la Dea Roma, è sovrastato dalla statua equestre in bronzo di Vittorio Emanuele II. Il gruppo eque- stre di Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia, è il punto centrale del monumento. La grande scultura in bronzo dorato, la cui realizzazione fu affidata ad Enrico Chiaradia nel 1889 e, alla sua morte, a Emilio Gallori, fu inaugurata il 4 giugno del 1911. Si dice che in tale occasione nel ventre del cavallo si siano seduti al tavolo, per festeggiare con un veloce pranzo, tutti gli operari e coloro che avevano contribuito alla realizzazione dell'imponente statua. Museo Nazionale del Palazzo di Venezia Il Museo Nazionale del Palazzo di Venezia ha sede in quella che fu la grandiosa dimora pa- pale del veneziano Paolo II Barbo (1464-1471), grande appassionato di collezionismo e ini- ziatore ideale del destino museale ed artistico dell'edificio. Istituito nel 1921, il museo polarizza il suo interesse attorno alle cosiddette "arti applicate". Le sue raccolte si sono formate a partire da un primo nucleo di sculture e opere provenienti da Castel Sant'Angelo, dalla galleria Nazionale d'Arte Antica e dalle collezioni del vicino Museo del Collegio Romano fondato nel seicento dall'enciclopedico gesuita Athanasius Kir- cher. Il materiale artistico dell'originaria collezione era composto di opere prevalentemente di epoca medievale e rinascimentale, testimonianza di particolari settori dell'arte decorativa come piccoli bronzi, smalti, marmi, ceramiche di manifattura italiana.Il suo primo ordinamento si deve a Federico Hermanin (1871-1953), Direttore e al tempo stesso Soprintendente alle Gallerie del Lazio e dell'Abruzzo, il quale realizzò un allestimento mirato a far rivivere al vi- sitatore lo spirito degli antichi fasti di una ricca dimora rinascimentale, esponendo, nella parte più antica del complesso architettonico di San Marco, pitture, mobili e arredi del Quattro e Cinquecento. Tra il 1924 ed il 1926 alle collezioni originarie si aggiunsero vari oggetti (interi corredi ceramici, mobili chiesastici, argenterie, oreficerie e paramenti sacri) confiscati agli ordini religiosi soppressi alla fine del secolo scorso e provenienti da varie comunità mona- stiche sul territorio regionale e da edifici distrutti e pesantemente danneggiati in Abruzzo dal terremoto della Marsica del 1915.Nel 1929 il palazzo fu scelto da Benito Mussolini come sede del Capo del Governo e il museo, che pure conservò formalmente la sua denomina- zione ed il suo ordinamento, fu praticamente chiuso e divenne visitabile solo dietro autoriz- zazione degli organi di Pubblica Sicurezza.Dopo la parentesi della guerra, in seguito a